Cosa sono le Upanishad?

Le Upanishad sono un ampio insieme di testi religiosi e filosofici tramandati inizialmente solo ed esclusivamente in lingua orale, il cui primo nucleo, composto di 14 Upanishad dette anche le Upanishad Vediche, venne probabilmente concepito tra il IX e il IVsecolo a.C. A questo primo nucleo si aggiungo altre Upanishad che continueranno ad essere create fino al XVI secolo d.C. Ad oggi si ritiene che esistano più di 300 Upanishad, anche se quelle che ci interessano di più come yogi sono il nucleo delle prime 14. Le Upanishad vennero per la prima volta redatte in forma scritta nel 1650 per volere del sultano mussulmano Dara Shikoh, che tra l’altro le fece tradurre dal sanscrito al persiano.

Le Upanishad sono scritte in maniera poetica anche probabilmente perché in questo modo era molto più facile memorizzarle. Sono una sorta di poesia mistica.

Upanishad è una parola sanscrita che significa “sedersi accanto”, “sedersi vicino”, “sedersi ai piedi” del maestro: da sad (sedere) e upa e ni (vicino) ossia “sedersi vicino”, o “più in basso”.

Le Upunashad Vediche, quindi quelle più antiche, vennero concepite in un periodo antecedente al Buddismo e insieme ai Veda, costituiscono la base di tutta la cultura indoeuropea e di tutto il pensiero filosofico e religioso indiano che poi tramite il Bramamnesimo confluirà nelle dottrine e pratiche dell’Induismo.

Nelle Upanishad Vediche troviamo per la prima volta i concetti di ATMAN (anima), BRAHAMAN (assoluto), mondo oggettivo, MAYA, PRANA, energia vitali, NADI, KARMA, trasmigrazione delle anime e molto spesso al loro interno si sottolinea “che l’insegnamento deve essere tenuto segreto e comunicato soltanto a chi è iniziato, sia per l’audacia innovatrice dell’insegnamento stesso, sia per la difficoltà di essere compreso da orecchio impreparato” (da “Introduzione alle Upanishad”  di Carlo della Casa). Probabilmente potevano accedere agli insegnamenti delle Upanishad non più solo i Brahmani (casta dei sacerdoti), ma anche coloro che appartenevano alla casta degli Kshatrya, quella cioè dei principi e guerrieri e poteva arrivare agli insegnamenti delle Upanishad anche una nuova figura quella dell’ASCETA: uomo o donna appartenente a qualsiasi classe sociale che abbandonava la società per dedicarsi all’ascesi e alla ricerca spirituale.

Uno dei messaggi fondamentali delle Upanishad è che tutto è eterno, l’essere è immortale e che nessuno è solo, nessuno è staccato dal mondo. Esiste un anima suprema da cui tutte le anime provengano e trovano, ritornando ad essa, suprema beatitudine.

Gli uomini sono artefici del proprio destino i cui risultati non sono limitati a una vita, poiché lo Spirito, che non è mai nato e mai morirà, tornerà e prenderà un altro corpo, affinché il suo se inferiore possa avere maggiore riguardo delle sue azioni”, lo Spirito tuttavia può essere conosciuto solo attraverso l’Unione con lui e una ricerca approfondita. Solo la conoscenza può portare alla liberazione da questa catena e una delle pratiche fondamentali su questo percorso di conoscenza è appunto lo YOGA inteso come sistema che attraverso “la regolazione del vitto e del respiro, e la concentrazione, privilegia l’importanza della disciplina mentale e degli esercizi ascetici” (Peter Otiv Norton).

Di seguito ecco alcuni passaggi tratti dalle Upanishad Vediche, che a mio avviso meritano una riflessione e un approfondimento:

Dalla Katha Upanishad:
Nascosto nel cuore di tutti gli esseri è l’Atman, lo Spirito, il Sè; più piccolo del più piccolo atomo, più grande degli spazi infiniti….Quando i saggi riconoscono lo Spirito onnipresente, che rimane invisibile nel visibile e permanente nell’instabile, vanno al di là del dolore. Non è tramite una grande erudizione che l’Atman si raggiunge, non è tramite l’intelletto, né tramite il sacro insegnamento. Si raggiunge scegliendo lui..Ai propri eletti l’Atman rivela la sua gloria. Neppure tramite una conoscenza profonda può essere raggiunto l’Atman, se non sono state abbandonate le vie del male e ci sia riposo ai sensi, concentrazione nella mente e pace nel cuore”.

Dalla Mandukya Upanishad:
Questo Atman è l’eterna parola OM. I suoi tre suoni A, U, M sono i primi tre stati della consapevolezza e questi tre stati sono i tre suoni. Il primo suono A, è il primo stato di consapevolezza desta…Il secondo suono U, è il secondo stato di consapevolezza onirica….Il terzo suono M, è il terzo stato di consapevolezza sopita…La parola Om, come suono unico, è il quarto stato della consapevolezza suprema”.

Dalla Svetasvatara Upanishad:
“Quando il corpo si trova in silenziosa fermezza respira ritmicamente attraverso le narici con pacifico flusso e riflusso del respiro. Il carro della mente è trainato da cavalli selvaggi e quei cavalli selvaggi devono essere domati. Trova un ritiro di quiete per la pratica dello Yoga, a riparo dal vento, livellato e pulito, libero da immondizia, da fuochi che covano sotto la cenere e da turpitudini, e dove il suono delle acque e la bellezza del luogo favoriscano il pensiero e la contemplazione. Queste sono le forme immaginarie che appaiono prima della visione finale di Brahman: una nebbia, un fumo e un sole; un vento, lucciole e un fuoco; lampi, un cristallo chiaro e una luna. Quando lo Yogi ha pieno potere sul suo corpo composto dagli elementi di terra, acqua, fuoco, aria ed etere, egli ottiene allora un nuovo corpo di fuoco spirituale che è aldilà della malattia, della vecchiaia, della morte. I primi frutti della pratica dello Yoga sono: buona salute, piccola perdita di materia e una carnagione chiara; leggerezza del corpo, odore gradevole e una voce dolce; assenza di desideri cupidi” .

Dalla Taittiriya Upanishad:
“Da Atman-Brahman in principio venne lo spazio. Dallo spazio venne l’aria. Dall’aria, il fuoco. Dal fuoco, l’acqua. Dall’acqua venne la terra solida. Dalla terra vennero le piante. Dalle piante, cibo e seme; e dal seme e dal cibo venne un essere vivente: l’uomo”

Dalla Chandogya Upanishad:
“La meditazione è, in verità, più alta del pensiero. La terra sembra riposare in meditazione silenziosa; le acque, le montagne, il cielo e i paradisi sembrano tutti essere in meditazione. Quando un uomo ottiene grandezza su questa terra, egli ha ricompensa pari alla sua meditazione”.

Qui la metafora di cui ti parlo a fine podcast sempre tratta dalla Katha Upanishad:
Come la pioggia sul dorso di una montagna scorre lungo le rocce su tutti i lati, così l’uomo che vede solo la varietà delle cose la rincorre in ogni direzione. Ma come acqua pura che case su acqua pura diventa una e identica, così diventa l’anima del Saggio che sà”.

Qui il link al testo a cui faccio riferimento nel podcast e in questo articolo: https://amzn.to/42VPA8X
Qui l’intervista a Marco Ferrini: https://www.youtube.com/watch?v=b_MFsndvIFs

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