Il Ramayana è uno dei più importanti poemi epici indiani che secondo alcuni studiosi risalirebbe al 1500 a.C., secondo altri addirittura al IV secolo prima di Cristo.
Datazione a parte, di sicuro il Ramayana è un poema antichissimo redatto in sanscrito da un certo Valmiki, che secondo la leggenda, compose l’intera opera (che conta di più di 24.000 strofe), in uno stato di pura ispirazione. Si dice che quasi ogni indiano, non importa che estrazione sociale o livello culturale, conosce almeno gli aspetti essenziali del Ramayana che è per antonomasia un testo dharmico in grado cioè di aiutare chiunque a vivere al meglio la propria esistenza e capace di proporre lezioni di vita applicabili ad ogni epoca e/o contesto.
Tutti i bambini prima di addormentarsi se ne sentono raccontare le vicende e come per tutti i testi antichissimi, non esiste la copia originale custodita da qualche parte, ma ne esistono differenti versioni redatte nei secoli successivi come quella del poeta Kamban dell’XI secolo d.C. incisa in lingua tamil (antico idioma dell’India meridionale) su foglie di palma. E a questa versione e commenti successivi che si basa il racconto del Ramayana su cui ho basato il mio studio e la mia lettura e che puoi trovare qui: https://amzn.to/3JQPWGw
Qui di seguito ecco i personaggi principali del poema:
RAMA: protagonista indiscusso dalle molteplici virtù intorno al quale si basano tutti le vicende narrate del Ramayana.
SITA: amata di RAMA, donna meravigliosa, anch’essa personificazione del DHARMA
HANNUMAN: amico scimmia di RAMA che lo aiuterà a recuperare SITA prigioniera di RAVANA nell’isola di Lanka (attuale Sri Lanka).
RAVANA: il malvagio antagonista, mostro con 10 teste la cui peculiarità sta nell’essere imbattibile per gli dei ma vulnerabile per chi tra gli umani osa affrontarlo. Altro tratto di Ravana è il suo debole per le donne. Qui di seguito ti lascio una breve descrizione che il maestro Iyengar fa a proposito di Ravana nel suo libro “L’Albero dello Yoga” per spiegare l’importanza di una meditazione corretta e per farti capire quanto ogni singola vicenda del Ramayana può essere letta a più livelli e rivelarsi estremamente importante anche per noi attuali praticanti di yoga:
Nel poema epico Ramayana, leggiamo del demone Ravana re di Sri Lanka, che aveva dieci teste. Queste dieci teste simbolizzano i cinque karmendriya, ovvero i cinque organi dell’azione, e i cinque inänendriya, ovvero gli organi percettivi. Il re Ravana aveva due fratelli, di nome Kumbhakarna e Vibhisana. Questi tre demoni re di Sri Lanka rappresentano i tre guna, o qualità dell’uomo: sattva, rajas e tamas. Sattva è la luce. Rajas è il dinamismo, o l’iperattività. Tamas è l’apatia, o l’ottusità.
Tutti e tre i fratelli facendo meditazione avevano acquisito grandi poteri. Brahma allora si presentò a Kumbhakarna, il fratello intermedio, e per fargli cosa gradita gli disse: “Sono contento della tua meditazione; chiedi e ti darò tutto quello che vuoi”. Kumbhakarma fu così contento che non sapeva cosa chiedere, e così domandò nidra, il sonno. Brahma esaudì il suo desiderio ed egli dormì 365 giorni l’anno. Brahma gli disse: “Se ti svegli da solo sarai immortale, ma se qualcuno disturberà il tuo sonno, morirai”.
Il fratello maggiore era Ravana, che rapì Sita, moglie del re Rama. Egli aveva raggiunto una tale forza fisica con la sua potente meditazione che portò Kailasa, la montagna di Siva, sulla terra. Quando Siva gli chiese cosa voleva, egli disse: “Voglio te” , per poterlo portare con sé. Ma anche quando egli ebbe Siva con sé, non riusciva a togliersi la bella Sita dalla mente, e malgrado avesse anche molto meditato, la sua infatuazione lo spingeva a possedere Sita. In una mano aveva il dio Siva, e nell’altra la brama per la moglie di un altro. Egli aveva raggiunto Dio ma non era riuscito a dominare i suoi sensi, e così rapì Sita e la portò nel suo regno.
Il terzo fratello, Vibhisana, riconoscendo che il fratello maggiore aveva commesso uno sbaglio, lo scongiurò di restituire Sita al marito.”Tu hai visto il dio Siva. Perché mai vuoi questa donna normale? Lasciala. Restituiscila a colui al quale appartiene”. Ma Ravana non volle ascoltare Vibhisana. Fra Râma e Ravana ebbe luogo una guerra nella quale Rãvana fu sconfitto. In questa guerra i due fratelli più grandi furono uccisi, ma Vibhisana, il fratello minore, si arrese al re Rama, e disse: “Tu sei un uomo virtuoso. Dacci la tua benedizione affinché la virtù possa tornare nel mio regno”. Rama esaudì il desiderio di Vibhisana, e così solo la sua meditazione fu pura e sattvica. Malgrado i tre fratelli avessero tutti raggiunto il livello più alto della meditazione, uno rimase nella condizione che corrisponde al tamas, l’altro in quella di rajas, e solo uno raggiunse la purezza del sattva.
Vi ho raccontato questa storia perché possiate riflettere e scoprire a quale livello la vostra intelligenza sta operando dopo la meditazione. È un’intelligenza di tipo tamasico, rajasico, o sattvico? Ma non è chiudendo gli occhi che saprete quale meditazione sia. La meditazione vera è quando tutte le parti di un individuo – gli organi della percezione, gli organi dell’azione, la mente, il cervello, l’intelligenza, la consapevolezza, e la coscienza sono attratte verso l’essenza dell’essere in un’intima fusione. La meditazione è un equilibrio dinamico della consapevolezza intellettuale e intuitiva.
Qui invece per chiarezza e sintesi ti riporto in breve la trama del poema:
Rama, principe di Ayodhya, nonostante per alcune sue prodigiose gesta, si fosse aggiudicato la mano della bellissima principessa Sita e insieme fossero in procinto di festeggiare la loro unione e ascesa al trono, vengono costretti a partire in esilio per 14 anni a causa di un complotto architettato della matrigna. Durante l’esilio nella foresta Sita ad un tratto viene rapita da Ravana e Rama per salvare la sua amata comincia a farà di tutto, fino a stringere amicizia con un esercito di scimmie a cui chiede aiuto. Le scimmie riescono ad arrivare a Lanka, l’isola in cui si trova il demoniaco Ravana che Rama riesce infine ad uccidere in battaglia, liberando la sua Sita. Ma prima, per dare prova della sua castità, Sita entra nel fuoco, rimanendo incolume e provando così la sua “purezza” a Rama. Dopo il trionfante ritorno della coppia ad Ayodhya, il giusto governo di Rama inaugurerà un’età dell’oro che durerà per tutta l’umanità.
Questa può essere la trama riassunta in pochissimi passaggi ma ricorda che stiamo parlo di un racconto di oltre 24.000 strofe!
Qui di seguito ti riporti alcuni passaggi interessanti presi direttamente dalla versione del Ramayana che ho letto:
“Anche quando ti rendi conto che chi ti sta davanti è un nemico, meritevole di essere trattato con rigore, non ferirlo con le tue parole. Anche quando ti accadesse di parlare con scherzosa leggerezza, evita di offendere i sentimenti di chi ti sta di fronte, fossero pure i più meschini.”
“Tu non sei consapevole della tua statura. Ciò fa parte di una maledizione che tuo padre ha scagliato su di te in epoca lontana: avresti ignorato la portata del tuo sapere e delle tue facoltà. Questo stato ingannevole deve essere superato prima che tu dia corso ad altre imprese. Rammenta che tu puoi raggiungere qualunque statura tu desideri, e se volessi approfittare di questa tua risorsa con un sol passo potresti attraversare il mondo, superando perfino Visnu nei giorni di Mahabali. Non hai che da decidere di diventare immenso, dopo di che potrai avere un piede su questa sponda e un altro posato al di là del mare, sulla riva opposta, ovverossia a Lanka. Una volta laggiù, trasformati un’altra volta per passare inosservato; dopo di che la tua devozione a Râma basterà a guidarti al luogo dove Sità è reclusa». Hanuman ascoltò queste parole tenendo il capo chino in segno di umiltà. «Le tue rivelazioni», disse poi a Jambha-van, «’infondono tale coraggio che io sento di poter sconfiggere ed estirpare per sempre l’intera genia degli asura, se non mi cederanno la mia Dea Madre. Ora la superficie del L’oceano mi sembra insignificante. La grazia che mi hai conferito e la volontà di Rama sono due ali che mi trasporteranno in qualunque luogo.» Ciò detto, Hanuman assunse una statura gigantesca”.
“Râma lo vide cadere dal carro a testa in giù, affondando col viso nella polvere. E questo segnò l’epilogo della grandiosa battaglia. Ma in quel momento tutti poterono vedere che il viso di Ravana era mutato, assumendo nuove conno-tazioni. Le frecce di Râma ne avevano asportato gli strati di scorie sovrapposte: la collera, l’egoismo, la crudeltà, l’or-goglio, la lussuria, che avevano incrostato, occultandola, la sua vera personalità. Ed ora questa riemergeva nella sua sostanza autentica: quella di un essere capace di dedizione, di strabilianti conquiste. Si sarebbe detto che la sua costante meditazione su Rama, ancorché nei panni di un nemico, cominciasse a dare frutti, giacché il suo volto era pervaso da un sentimento di serenità e di pace. Dall’alto del carro Rama se ne accorse. «Posami a terra», ordinò a Matali. Non appena il carro fu disceso e si posò sulle ruote, Rama mise piede a terra, poi si rivolse al guidatore. «Ti sono grato per i tuoi servigi», disse. «Ora puoi riportare il carro a Indra.» Circondato da suo fratello Laksmana, da Hanuman, dagli altri comandanti, Rama si avvicinò al corpo di Ravana e indugiò a osservarlo. Notò le sue corone e i suoi gioielli sparpagliati alla rinfusa sul terreno. Le decorazioni e la sua armatura lavorata a sbalzo con arte squisita erano tutte imbrattate di sangue. Râma sospirò, come a voler dire: Quali mete eccelse avrebbe potuto raggiungere se il male non avesse imperversato in lui!”.ù
Spero che questo podcast e questo articolo ti abbiano aiutato a capire meglio il significato e l’importanza del Ramayana se vuoi un podcast anche sulla Bhagavaghita lascia un commento e fammelo sapere!